giovedì 21 luglio 2011

Sestri Ponente. Vedute e Beni Culturali. Epigrafe Gerolamo Rossi Martini (conte), 1° luglio 1910.

Genova Sestri, Epigrafe Gerolamo Rossi Martini (conte), 1° luglio 1910.




"PERCHE' DURI PERENNE IL RICORDO / DELLA MUNIFICENZA GENEROSA / DEL CONTE GEROLAMO ROSSI MARTINI / SENATORE DEL REGNO / CHE LIBERAMENTE DONAVA COSPICUO CENSO / PER L'EREZIONE DI QUESTE CASE COOPERATIVE / CON ANIMO RICONOSCENTE / I SOCI BENEFICATI / QUESTO PUBBLICO ATTESTATO DI GRATITUDINE / POSERO IL I LUGLIO MCMX."
(Trascrizione di GP)




Senato  della Repubblica

Scheda Senatore  
ROSSI MARTINI Girolamo

ROSSI MARTINI Girolamo



.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita: 12/05/1846
Luogo di nascita: GENOVA
Data del decesso: 13/05/1921
Luogo di decesso: SESTRI PONENTE (Genova)
Padre: Antonio
Madre: RUGA Caterina (Cattarina)
Coniuge: MARTINI GIOVIO DELLA TORRE Emilia Teresa, dei conti
Figli:  Caterina, Antonio
Parenti: ROSSI Girolamo, nonno paterno
MARTINI GIOVIO DELLA TORRE Alberto, suocero
MARTINI GIOVIO DELLA TORRE LANDRIANI Antonietta, suocera
Professione: Industriale-agricoltore
Cariche e titoli:  Fondatore dell'Azienda agricola di Ombrianello
Fondatore delle Società cooperative edilizie di Sestri Ponente 
.:: Nomina a senatore ::. 

Proponente: Fortunato Marazzi (vedi nota)  27/06/[1892]
Andrea Podestà  Sindaco di Genova 
Nomina: 10/10/1892
Categoria: 03  
Relatore: Giacinto Scelsi
Convalida: 01/12/1892
Giuramento: 23/11/1892
Annotazioni: Giuramento prestato prima della convalida, in seduta reale d’inaugurazione di sessione parlamentare.
La lettera di proposta di Fortunato Marazzi è particolarmente interessante. Si discosta da tutte le altre. Marazzi propone di nominare senatore Girolamo Rossi, avverso alla compagine ministeriale, perché sarebbe un candidato potentissimo alle elezioni e sbaraglierebbe la concorrenza.

.:: Onorificenze ::. 
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 
.:: Camera dei deputati ::. 
Legislatura Collegio  Data elezione Gruppo Annotazioni
XVI Crema (Cremona II)  23-5-1886 Ministeriale 
XVII Crema (Cremona II)  23-11-1890 Ministeriale  
.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. 
Atti Parlamentari - Commemorazione
Fabrizio Colonna, Vicepresidente
Onorevoli colleghi! Dolorosissime perdite hanno colpito il Senato durante questo periodo di chiusura dei lavori. [...]
Il 13 maggio decorso cessava di vivere in Sestri Ponente il conte Gerolamo Rossi Martini. Nato a Genova il 12 maggio 1846 da ricchissima e nobile famiglia, fu dapprima brillante ufficiale della marina militare, ma poi, lasciata l'Armata, si dedicò con passione all'incremento agricolo e al commercio, volgendo sopratutto la sua intelligente ed infaticabile attività all'applicazione pratica dei più moderni e razionali sistemi della scienza agronomica.
E nel Cremasco, che fu il centro della sua attività, egli contribuì validamente al prosperare dell'agricoltura.
La gratitudine di tutta la regione lo inviò alla Camera dei deputati dove fu rappresentante del collegio di Cremona durante la 16ª e la 17ª legislatura. Il 10 ottobre 1892 veniva nominato senatore; ma la sua operosità, tutta rivolta all'incremento dell'agricoltura, gli impedì di partecipare molto attivamente alla vita politica.
Addolorati per la perdita dell'insigne collega, inviamo alla memoria di lui un caldo saluto e alla famiglia l'espressione del nostro cordoglio. (Approvazioni). [...]
CROCE, ministro dell’istruzione pubblica. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CROCE, ministro della pubblica istruzione. Il Governo si unisce alla degna e completa commemorazione che la Presidenza del Senato ha fatto dei senatori morti in questo intervallo dei lavori parlamentari: perdite gravi hanno colpito il Senato e la vita nazionale in tutte le sue parti. Perché, come si è udito dalla parola dell’onorevole Presidente, [...]; il senatore [...] fu cospicuo rappresentante della vita industriale d’Italia come il senatore Rossi Martini della sua vita agricola [...]
Senato del Regno, Atti Parlamentari. Discussioni, 13 giugno 1921. 

Note: Il cognome "Rossi" divenne "Rossi Martini" nel 1876. La moglie infatti era l'ultima erede della casata dei conti Martini e il senatore fu autorizzato ad assumere il titolo spettante alla moglie.
Il nome completo risulta essere "Girolamo Carlo Giuseppe Vincenzo Sigismondo".

Ringraziamenti: - Prof. Giuseppe Pericu Sindaco del Comune di Genova
- Dott.ssa Raffaella Ponte Direttore dell'Archivio storico del Comune di Genova
- Cinzia Faienza Biblioteca Comunale di Crema
Sistema bibliotecario Cremasco-Soresinese
- Dott. Gianluigi Bavoso responsabile della Biblioteca Bruschi di Sestri Ponente
- Dott.ssa Angela Bellardi, direttore dell'Archivio di Stato di Cremona


***

Progetto Parzifal:
Dolci Presenze del Viandante seguono l'Ombra in questo Silenzio popolato di Assenza.
http://waldganger-ganzfeld-losfeld.blogspot.com/ - http://parzifalpurissimo.blogspot.com/ - blog  a cura di Giovanni Pititto
(E-mail:
parzifal.purissimo@gmail.com)

Viaggiare. Dentro. Fuori.
Occhi. Lago di Nuvole.

5 commenti:

  1. Lombardia Beni Culturali - Home › Architetture› - Villa Giovio della Torre, Martini Rossi, Tagliabue - complesso - Sovico (MB) (1)
    Indirizzo: Viale Brianza, 15 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Sovico (MB)
    Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
    Tipologia specifica: villa
    Configurazione strutturale: Edificio costituito da muratura continua, con ambienti voltati e ambienti con solaio a travatura lignea.
    Epoca di costruzione: seconda metà sec. XVII
    Descrizione
    Da Carate Brianza scendendo a sud verso Monza il territorio gradualmente tende a perdere il profilo dei rilievi collinari, preannunciando l'ampia pianura. In breve si giunge a Sovico, attraversato dalla strada provinciale tracciata in parallelo al più antico percorso della via Giovanni da Sovico.
    Al margine nord del nucleo storico si trova la vasta proprietà della Villa Giovio Della Torre, Rossi Martini, Tagliabue. L'area pressoché rettangolare è in massima parte occupata dal parco paesaggistico attraversato da percorsi e organizzato attorno a radure e boschetti. Ad est, lungo viale Brianza, il bordo è delimitato da una cancellata di ampio respiro attraverso la quale si colgono vedute sul parco. Qui è collocato l'ingresso principale, aperto al fianco dell'edificio della portineria, un villino su tre piani con falde di copertura a forte spiovente.
    La dimora principale si raggiunge attraverso un sinuoso percorso dal quale la vista spazia sui prati, alberi secolari isolati o addensati, un laghetto alimentato da una fresca cascatella. Lo scenario è molto appagante, pressoché privo di contaminazioni derivate dall'edificazione all'esterno della proprietà.
    La villa appare di lì a poco, magnifica, e la visita offre continue occasioni di godimento dei sensi per la coerenza degli spazi, la bellezza delle forme e lo stato di conservazione.
    L'impianto odierno è costituito dall'ala settecentesca, a pianta rettangolare, alla quale è attestato un più ampio edificio a corte, derivato dalla ristrutturazione delle irregolari e decadute preesistenze dei fabbricati di servizio, con quadriportico passante a colonne binate su cui impostano archi ellittici a monta fortemente schiacciata.
    Le facciate sono tutte identicamente ordinate dalla regolare sequenza di finestre incorniciate da modanature mistilinee a rilievo in leggero contrasto di colore, con balconcini caratterizzati da un cartiglio in pietra posto in chiave a guisa di mensola ed elaborate ringhiere in ferro battuto al piano nobile, ed una fascia sottogronda scandita da mensole in pietra.
    L'edificio su due piani è elevato di un ulteriore livello al vertice nord-ovest, nel punto in cui si allunga la porzione più antica del complesso, cui corrisponde internamente lo scalone monumentale con la balaustra scolpita di pietra molera, proveniente dalla dimora cremasca del conte Rossi Martini.
    (Da: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-07207/)

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  2. Lombardia Beni Culturali - Home › Architetture› - Villa Giovio della Torre, Martini Rossi, Tagliabue - complesso - Sovico (MB) (2)

    Notevoli gli ambienti dell'antica abitazione, con saloni affrescati, soffitti lignei a passasotto dipinti accanto alle volte di due sale con stacchi di affresco provenienti dal palazzo Colleoni di Bergamo, cartigli e cornici marmorei a parete entro le quali sono dipinti personaggi legati alla famiglia, un monumentale camino. Allo splendido arredo con mobili del settecento lombardo si aggiunge una collezione di 220 tavole con ritratti, opera del pittore cremasco Vincenzo Civerchio, delle 300 originarie smembrate in seguito ad un furto.

    Notizie storiche
    L'origine della villa risale al XVII secolo, quando prese forma un primo consistente aggregato abitativo a corte con stalle e giardino, a ridosso dei caseggiati dell'antica Sovicho.
    Col tramonto del feudalesimo, alcune nobili famiglie presero il governo delle maggiori possessioni e, fra queste, le casate dei Landriani, dei Giovio e dei Rossi Martini ebbero una comune e plurisecolare vicenda che ha attraversato la storia dell'antico borgo castellano.
    Più che ai Landriani, antica ed illustre famiglia di Milano che prese nome dal luogo di Landriano, ove possedeva un castello, è nei Giovio, coi quali erano legati da parentela, che si ritrovano le origini della dimora. Nel Settecento è documentata a Sovico la "famiglia Giovia", illustre casata decurionale di Como originaria, nel IX secolo, dell'Isola Comacina. Da un legame matrimoniale tra Elisabetta Giovio con Pietro Martire della Torre di Rezzonico discese Virginia Giovio della Torre che si unì col conte Francesco Martini, originario di Crema, dando origine alla storia della villa Giovio della Torre.
    Sotto il dominio austriaco fu promossa da Carlo VI la monumentale indagine sul territorio del Ducato di Milano che portò alla perfetta conoscenza dello stato dei luoghi e più tardi, regnante l'imperatrice Maria Teresa, all'entrata a regime del Catasto Teresiano. Il territorio di Sovico fu misurato nel 1722 e nelle mappe il sito della villa appare già ben identificato come una vasta possessione, con l'evidenza degli edifici attestati al margine sud della proprietà e del vasto giardino esteso a nord, efficacemente rappresentato con il disegno ad aiuole e volute, tipico delle mappe di campagna settecentesche.
    Nel 1867, alla successiva soglia storica del Catasto Lombardo Veneto, la possessione è individuata nella sua totalità con grande precisione del sedime edificato, mettendo in evidenza la corte interna.
    (Da: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-07207/)

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  3. Lombardia Beni Culturali - Home › Architetture› - Villa Giovio della Torre, Martini Rossi, Tagliabue - complesso - Sovico (MB) (3)

    L'unità d'Italia era da pochi anni compiuta quando a Sovico giunse il conte Alberto Martini, imparentandosi con la famiglia Giovio Della Torre. Di umili origini cremasche, divenne uno dei più illustri cittadini e il maggiore proprietario fondiario.
    Verso la fine dell'Ottocento si costituì il legame con la famiglia genovese Rossi, quando l'ultima discendente dei Martini, la contessa Emilia, figlia di Alberto, sposò il senatore del Regno Gerolamo Rossi che, con provvedimento regio del 1895, assunse per sé e i discendenti maschi primogeniti il titolo di conte unitamente allo stemma gentilizio dei Martini.
    Alla fine del secolo la villa fu così identificata col nome della casata Rossi Martini, che la mantenne in proprietà per tutta la prima metà del Novecento, pur con le drammatiche vicende della seconda guerra quando fu requisita.
    Nell'ottobre 1928 la villa fu depredata da una banda di ladri che, in una notte di forte vento, si impossessarono di una grande quantità di oggetti preziosi, quadri e ricordi della famiglia.
    Il lungo tempo passato, il parziale o improprio utilizzo degli ultimi decenni avevano lasciato evidenti segni sulla dimora. Il degrado fu fermato lla metà del Novecento per merito dell'attuale proprietario, l'ingegnere Pier Luigi Tagliabue che nel 1953, scomparsa l'ultima erede, acquistò la villa con il parco annesso.
    Ai primi interventi di salvaguardia seguirono le fasi di restauro dell'ala settecentesca e la ristrutturazione dei fabbricati sulla corte, col ripristino del quadriportico trovato ampiamente tamponato, progressivamente estese all'intero edificio che è tornato all'antico splendore.

    Uso attuale: intero bene: abitazione
    Uso storico: intero bene: abitazione
    Condizione giuridica: proprietà privata
    Accessibilità: Sovico è servita dalla linea di autobus gestita dalla Società BRIANZA TRASPORTI (linea z221 Sesto S.G. - Monza - Carate B. - Giussano - Mariano), (linea z234 Vedano - Lissone - Muggiò) nonché dalla linea ferroviaria Seregno-Carnate Usmate (linea regionale FS172)
    Per orari e mappe dei percorsi consultare il sito www.brianzatrasporti.it

    Milano può essere raggiunta utilizzando la linea di autobus A.T.M. e quindi la metropolitana a Sesto F.S. (linea rossa), oppure, da Comuni nelle vicinanze di Sovico (Macherio Canonica, Triuggio, Biassono S.Giorgio, Lissone), utilizzando la linea ferraviaria F.S.TRENITALIA

    Riferimenti bibliografici
    Cazzani E., Storia di Sovico, Saronno 1974
    Ingegnoli V./ Langè S./ Süss F., Le ville storiche nel territorio di Monza, Cinisello Balsamo 1987
    Visualizzatore geografico NaDIR: visualizza mappa
    Percorso tematico: Ville gentilizie della provincia di Monza e Brianza

    Compilatore: Mascione, Maria (1995)
    Compilazione testi: Garnerone, Daniele
    Responsabile scientifico testi: Zanzottera, Ferdinando
    Fotografie: Garnerone, Daniele
    Ultima modifica scheda: 17/07/2011
    Scheda completa SIRBeC: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede-complete/MI100-07207/
    Link risorsa: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-07207/ .
    --------------------------------------------------------------------------------
    © 2002-2012 Regione Lombardia - Università degli Studi di Pavia
    (Da: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-07207/)

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  4. Scuola dell’infanzia “Santa Gianna Beretta Molla” di Sovico. (1)
    La storia della Scuola dell’infanzia “Santa Gianna Beretta Molla” di Sovico ha inizio negli anni Novanta dell’Ottocento. Infatti, dai documenti disponibili per questo periodo, si ha notizia di un Comitato promotore per la costruzione di un asilo a Sovico, nato con un duplice scopo: raccogliere e gestire i fondi necessari all’edificazione della struttura, formare un gruppo di persone che avesse le capacità di gestire l’asilo una volta aperto. Per meglio comprendere il motivo della nascita di questo Comitato, è necessario tornare indietro nel tempo, precisamente nel dicembre 1896. E’ infatti di questo anno una nota in cui si legge: “Il territorio di questo Comune [Sovico], causa la sempre crescente popolazione, assolutamente non è più bastevole per provvedere ai primi bisogni della vita, tanto che buona parte di questi abitanti è obbligata al lavoro manuale negli opifici industriali. Per la qual cosa è da alcun tempo sentita in questo Comune la necessità di un asilo infantile, nel quale poter ritirare i bambini lasciati in abbandono dai loro genitori”. In queste parole è dunque possibile identificare il motivo principale che aveva portato alla richiesta di un asilo comunale: l’occupazione giornaliera dei genitori nelle fabbriche e il problema della custodia dei figli. Era la conseguenza di un sistema economico in evoluzione, in cui l’industria faceva sentire sempre di più la propria influenza, modificando i rapporti familiari. Con il lavoro agricolo – spesso era il capofamiglia che lavorava nei campi, la moglie restava a casa per i lavori domestici e la cura dei figli – tutto era organizzato secondo i cicli della natura. La diffusione delle fabbriche, invece, portò ad un cambiamento sostanziale della vita quotidiana, modificando anche l’organizzazione della famiglia. Si passò da un lavoro all’aria aperta ad un’attività svolta in un luogo chiuso, con ritmi e orari diversi. Le donne, che fino a quel momento erano gli “angeli del focolare”, andarono a lavorare nelle fabbriche insieme agli uomini, attirati dai maggiori guadagni. Naturalmente l’attività agricola rimase, ma passò in secondo piano, diventando un’integrazione dei guadagni ottenuti dal lavoro nelle fabbriche. Il Comitato per la costruzione dell’asilo infantile era costituito da molte persone: i privati, le associazioni, il Sindaco del Comune di Sovico, la Giunta municipale, il Parroco di Sovico. Anche i datori di lavoro diedero un contributo importante: avevano infatti compreso il problema della mancanza di custodia dei bambini – perché, come detto, i genitori lavoravano nelle fabbriche – facendosi quindi promotori della costruzione dell’asilo. Nel 1898, iniziarono ad arrivare i primi sussidi, in particolare da sottoscrizioni popolari, dalla Cassa di Risparmio, dalla Provincia, dal Comune e dalla Congregazione della Carità, l’organo consultivo del Comune, che coordinava il servizio assistenziale.
    (Da: http://www.scuolainfanziasovico.it/le-origini/)

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  5. Scuola dell’infanzia “Santa Gianna Beretta Molla” di Sovico. (2)

    Oltre a ciò, alcune persone si impegnarono a versare annualmente un assegno per sostenere le spese di amministrazione. Tra queste, si ricorda il Conte Gerolamo Rossi Martini, Senatore del Regno d’Italia, e la Contessa Emila Giovio della Torre, abitanti a Sovico.

    Anche la Parrocchia contribuì in modo deciso all’edificazione della struttura: il Parroco, don Luigi Scala, raccolse numerose offerte, mentre diversi gruppi si impegnarono a sostenere l’asilo con un contributo mensile. La Giunta Municipale del Comune di Sovico, attraverso il Sindaco, seguì direttamente le procedure per la fondazione del nuovo Ente, tendendo anche la corrispondenza con le diverse Amministrazioni e con i benefattori più importanti. A volte, i sussidi economici concessi erano vincolati all’apertura dell’asilo entro un determinato periodo di tempo.
    Questa consuetudine era richiesta da parte del benefattore, al fine di evitare che il denaro offerto fosse utilizzato per scopi diversi. Il tempo concesso per l’utilizzo dei sussidi variava da uno a più anni e poteva essere rinegoziato. Durante il primo decennio del Novecento, il Comitato lavorò senza sosta, dimostrando un impegno assiduo. In particolare, furono due gli obiettivi da realizzare: trovare una sede adatta per l’asilo e scegliere persone qualificate per l’educazione dei bambini. Per quanto riguarda il primo obiettivo, la Giunta municipale concesse, a titolo gratuito, l’utilizzo di un’area di sua proprietà. Il Comune rimaneva in ogni caso proprietario del bene immobile. Il secondo obiettivo, invece, fu raggiunto non senza problemi. Ciò fu dovuto alla natura del servizio da proporre ai sovicesi, perchè all’inizio si pensava di svolgere soltanto un servizio di custodia dei bambini, senza prendere in considerazione una attività educativa vera e propria. Del resto, secondo quanto scritto, i genitori richiedevano un luogo sicuro entro cui collocare i propri figli, senza peraltro specificare le attività da svolgere durante il periodo di custodia. La mancanza di una richiesta specifica in tal senso portò all’apertura della struttura verso la fine del 1908, senza però un’attività didattica e senza personale qualificato. Le cose cambiarono con il nuovo parroco di Sovico, don Domenico Orlandi Arrigoni, giunto alla guida della comunità nel 1909. Uomo tenace e intraprendente, don Arrigoni diede da subito un importante contribuito per la gestione dell’asilo.
    In particolare, voleva affidare l’asilo a persone qualificate, che si occupassero di educare i bambini dal punto di vista intellettuale, morale e spirituale. Nei primi mesi del 1909, don Arrigoni pensò di affidare la gestione del nuovo asilo del paese alle Suore Ancelle della Carità di Brescia. Le Suore Ancelle della Carità giunsero poco dopo a Sovico, iniziando la loro preziosa opera in favore dei bambini.
    (Da: http://www.scuolainfanziasovico.it/le-origini/)

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